IMPRESA & FORMAZIONE
ATTIVITA' DI CONSULENZA STRATEGICA
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I MERCOLEDÌ THIENESI
La prossima serata avrà per titolo "QUESTIONE DI FEELING". Si parlerà di sentimenti e di sentire, di parole e di ascolto, calato nella realtà quotidiana attraverso esempi e testimonianze, per avvicinarsi alle persone e alle domande, talora inespresse, che ancora attendono adeguata risposta.
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I MERCOLEDÌ THIENESI - Questione di feeling
Ieri sera si svolta la seconda serata del programma "I MERCOLEDÌ THIENESI" dal titolo "Questioni di feeling", viaggio intorno al sentire Noi, gli Altri, il Mondo che ci circonda. L'autore di riferimento della serata è stato il neuropsichiatra, etologo francese Boris Cyrulnik e il suo libro " PARLARE D'AMORE SULL'ORLO DELL'ABISSO. Il coraggio di lasciarsi amare", da qui abbiamo attinto spunti ed elaborato riflessioni soprattutto per quanto riguarda la metafisica dell'amore. Di Boris Cyrulnik, considerato tra i massimi esperti di resilienza, ci piace la capacità di parlare al cuore delle persone e il suo essere testimone attivo della capacità umana di elaborare un trauma (la perdita dei genitori in un campo di sterminio nazista e la sua fuga dai nazisti), di superarlo e di costruirci sopra la propria attività di studio, oltre il trauma stesso, anziché ripiegarsi su se stesso.
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INCONTRI DI APPROFONDIMENTO
Essere donna e divenire mamma.
Tra divenire donna ed essere mamma, 5 incontri per ascoltare, raccontare e approfondire.
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CHIUSURA ESTIVA
Desideriamo comunicare che lo studio rimarrà chiuso da domenica 3 a lunedì 18 agosto 2014. Riprenderà la consueta attività martedì 19 agosto. Buone vacanze!
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SCREENING E VALUTAZIONE GRATUITA
Vostro figlio è irrequieto, svogliato e annoiato?
Fatica a trovare la giusta concentrazione?
Spesso è aggressivo?
La relazione in casa è tesa e conflittuale?
Prima che questi segnali diventino difficoltà, che si trasformino in disagi e si concludano in disturbi,

LUNEDI 9 GIUGNO 2014 DALLE 16 ALLE 19
SCREENING E VALUTAZIONE GRATUITA

Rivolgetevi per informazioni e contatti al 393 1481116
info@studioif.it
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INFANZIA? SI, FORSE, NO...
“Lasciate giocare i bambini” è l’eloquente titolo di un articolo, apparso domenica 20 aprile 2014, nell’inserto de IL SOLE 24ORE, scritto da Dorella Cianci per illustrare e recensire il libro della sociologa Marina D’Amato, intitolato “Ci siamo persi i bambini. Perché l’infanzia scompare”, edito da Laterza, composto da 188 pagine e dal costo, non proibitivo, di € 12,00.
Per poter affermare che l’infanzia scompare, dovremmo interrogarci sul tempo cronologico dell’infanzia: passaggio verso l’adolescenza? Separazione del mondo infantile dal mondo cosiddetto adulto? Il tentativo di definire la categoria entro determinate coordinate temporali? O altro ancora? Risposte univoche non ce ne sono, ma credo si possa concordare su una definizione: “l’infanzia è un momento discriminante non solo per la vita individuale, ma anche collettiva.” Quanto si percepisce di buono (e anche di cattivo) in quella stagione, produrrà effetti che si ripercuoteranno sulle dinamiche personali adulte, ma anche sulle dinamiche relazionali con forti riverberi in ambito scolastico e, successivamente, professionale, senza dimenticare l’impatto di questi effetti all’interno di quel collettivo chiamato famiglia. Dall’equilibrio sempre in formazione di quella stagione, dipendono gli esiti futuri del ben-stare e del ben relazionarsi con gli Altri.
L’excursus storico delineato e seguito dall’autrice, considera il Novecento la culla delle rinnovate idee sul mondo dell’infanzia attraverso l’educazione. Il pensiero di Rousseau influenzerà le teorie di Dewey, che vede nell’esperienza e nella interazione sociale la nascita e la formazione del pensiero del bambino. Il valore del gioco emerge nella visione di Froebel che lo considera uno strumento educativo fondamentale, con l’obiettivo di far emergere l’interiorità del bambino. Oggigiorno, questa nuova centralità, questo nuovo interesse da parte della comunità verso questi “soggetti di diritti”, questa nuova sensibilità pedagogica e neuro scientifica, anziché confermare e consolidare lo status infantile, si assiste alla scomparsa del bambino, nonostante i buoni propositi egli ottimi presupposti. L’autrice spiega che “l’infantilizzazione dei genitori porta con sé la drammatica scia dell’adultizzazione dei bambini, i quali non si distinguono più dai grandi, vestono come loro, utilizzano il loro linguaggio e smettono di utilizzare il gioco come atto creativo per eccellenza, divenendo sempre più soggetti da competizione.” Il giocare per creare un’identità sociale, principio di ogni cultura, lascia il posto al giocare per competere, principio della disidentificazione.
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